Nel 1965, un contadino di Gorgognano, una frazione del comune di Pianoro, in provincia di Bologna, stava lavorando in un campo quando trovò qualcosa di strano: una serie di ossa bianche che spuntavano dal terreno.
Il contadino, Bruno Monti, non sapeva cosa fosse, ma chiamò subito l'attenzione di un gruppo di paleontologi dell'Università di Bologna. I ricercatori, dopo un'attenta analisi, scoprirono che si trattava dei resti fossili di una balena, risalente al Pliocene, tra i 2 e i 5 milioni di anni fa.
La balena, una Balaenoptera Aucutorostrata, era lunga circa 9 metri e pesava circa 30 tonnellate. Era un cetaceo di grandi dimensioni, con una testa grossa e un rostro appuntito.
I paleontologi hanno ipotizzato che la balena fosse morta in seguito a un spiaggiamento. In quel periodo, la Val di Zena era infatti un'ampia laguna, che si estendeva fino alla pianura padana. La balena, probabilmente, si era avvicinata troppo alla costa e si era incagliata nel fango.
Il ritrovamento della balena di Gorgognano è stato un evento straordinario, che ha contribuito a migliorare la nostra conoscenza della fauna marina del Pliocene. I resti fossili della balena sono oggi conservati presso il Museo Geologico di Bologna.
Un monumento in memoria della balena
Nel 2008, in località Gorgognano, è stato inaugurato un monumento in memoria della balena fossile. La scultura, realizzata dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, raffigura una balena di 9 metri, a grandezza naturale.
Il monumento è stato collocato nel punto esatto in cui è stato ritrovato il fossile. È un'opera importante, che serve a ricordare un ritrovamento straordinario e a sensibilizzare il pubblico sull'importanza della tutela del patrimonio paleontologico.