Storia e vicende di un monumento medievale perduto

Nell'isolato tra via Santo Stefano e via del Luzzo, un tempo svettava la possente Torre dei Rodaldi, la più antica tra le torri gentilizie di Bologna.

Secondo lo storico Conte Giovanni Gozzadini, la torre fu fatta costruire nel 975 da Prencivalle Rodaldi, capostipite di una delle famiglie aristocratiche più ricche e potenti della Bologna medievale. La struttura aveva una base quadrata di 6,5 metri di lato, con muri di spessore pari a 1,16 metri alla base.

Per oltre quattro secoli, la torre rappresentò il simbolo del potere e del prestigio dei Rodaldi, nonché un rifugio sicuro durante i frequenti tumulti che sconvolsero la città in epoca medievale. La sua mole imponente, insieme alle tante altre torri gentilizie, caratterizzava lo skyline di Bologna, tanto da essere citata da Dante Alighieri nel XXI canto del Purgatorio.

Tuttavia, il 22 febbraio 1389, la torre crollò improvvisamente, distruggendo le case dei Bianchi sul lato di via Santo Stefano e danneggiando quelle sul lato opposto. La causa del disastro fu attribuita alla famiglia Dal Ferro di Pistoia, che nel 1386 era subentrata ai Rodaldi nella proprietà della torre. Contro il parere degli esperti, i Dal Ferro avevano fatto assottigliare i muri della struttura, indebolendone le fondamenta e provocandone poi il tragico crollo.

Della Torre dei Rodaldi, dopo il 1389, non rimase dunque più traccia. Tuttavia essa rimase per secoli nella memoria dei bolognesi come monumento del passato splendore della città e simbolo degli equilibri di potere tra le famiglie nobiliari, drasticamente mutati dopo la sua scomparsa.

Oggi, l'isolato dove un tempo svettava questa imponente torre appare completamente trasformato. Resta tuttavia il ricordo di un importante tassello della storia urbanistica e sociale della Bologna medievale, testimoniato dalle cronache e dai documenti storici che ne tramandano la memoria.